Sparito

di Jean Gourounas


 

Recensione di Roberto Marconi

Come appare “Sparito” di Jean Gourounas (Lapis edizioni, Roma 2017)

Tutt’altro che sfuggito al mio occhio un libro cartonato davvero curioso (spesso c’è da aspettarselo con pubblicazioni a prova di morso) come quello uscito qualche anno fa in Italia e tradotto da Janna Carioli, per la romana Lapis edizioni. Sto parlando di “Sparito!” (forse la personale traduzione è migliore dell’originale “Caméléon”) l’opera dell’eclettico artista francese Jean Gourounas, autore che da prova di divertirsi quando scrive e quindi facilmente spassa pure chi lo legge (ricordiamo in precedenza, tra i suoi vari testi, dette alle stampe “Opéra bouffe” che in italiano perde il gioco di parole miscuglio tra “Opera buffa” e “Opera buffet” – più che Opera alimentare che trascrive Google traduttore e al di là della intesa operetta francese -. Meglio il sottotitolo “in frigo vide a claque” ossia “un frigorifero vuoto da rompere”, perché quando non c’è niente dentro questo nostro caro elettrodomestico, se non aria di chiuso, i crani degli infanti farciscono l’intera pagina prima di tramutarsi in pizza).

La copertina di “Sparito!”, illustrata dall’autore stesso, svela subito l’animale protagonista, capace di essere tutt’uno con l’ambiente, un vivente che scompare come il frontespizio per ricomparire nella pagina seguente; non mi dispiace affatto sfogliarlo (si maneggia facilmente per la sua consistenza materiale e non solo), per illustrarlo vocalmente ai bimbi, mentre animo la lettura in biblioteca.

Durante il tempo in cui si dipana l’essenziale storia ci troviamo di fronte a uno specchio fittizio, proprio come fosse creato da noi, la permalosità del camaleonte è la stessa nostra irritazione nell’essere giudicati. Lo sfondo nero ben evidenzia l’anatomia del protagonista (la coda gialla, il corpo rosso, le gambe verdi, il muso azzurro e gli occhi come i nostri), la quale pian piano si dissolve, pagina dopo pagina, pezzo per pezzo, a rate, come ogni parola ingrata, finché alla fine il nostro camaleonte svanisce del tutto ma rimane la nostra voce, il ramo appesantito… e il nostro ego.

Buona lettura o cattura!